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Title Mut zur Liebe
Originaltitle: Correre contro
Regie: Antonio Tibaldi
Darsteller: Stefano Dionisi, Stefania Rocca, Massimo Bellinzoni
Erscheinungsjahr: 1996
Land: Italien
Stichwort: Epilepsie, epileptischer Anfall, Anfälle, Rollstuhl, Narkolepsie, Parese
Release: 00.00.0000

Handlung
Der schüchterne und unerfahrene Kriegsdienstverweigerer Daniel arbeitet in einer Reha-Klinik. Hier trifft er den etwa gleichaltrigen Pablo, der seit einem schweren Unfall auf den Rollstuhl angewiesen ist, aber sein Leben mutig in die Hand nimmt. Zu den beiden stößt Chiara, die unter "epileptischen" Anfällen leidet.



Weitere Info
Der wahre Grund für Chiaras "Schlafanfälle" ist Narkolepsie, die im Film fälschlich der Epilepsie zugeordnet wird.

aus einem Interview mit Stefano Dionisi, der Pablo im Rollstuhl spielt:
http://www.disabili.com/amici-e-incontri/angolo-vip/11712

D. Nel ’95 sei stato protagonista di Correre Contro, un film girato in gran parte in un centro di riabilitazione: interpreti Pablo, un ragazzo paraplegico, affascinante e ribelle, invischiato in un triangolo amoroso. Cosa ti ha colpito di quel ruolo?

R. Per me fare quel film è stata una fortuna, un’esperienza straordinaria, senza mezze misure!
E non solo per il ruolo di Pablo, un ruolo che mi è piaciuto moltissimo sin da subito, per le venature psicologiche dei suoi comportamenti, delle sue scelte. Ma anche per i rapporti umani che durante quel film sono nati e sono tuttora vivi, nonostante siano trascorsi dieci anni. Pablo è un ragazzo bello, sportivo, ricco e anche molto fiero e orgoglioso. Durante il dipanarsi della storia, del film, questa sua corazza di caparbietà e orgoglio dapprima sembra fortificarsi, ma poi si scioglie all’improvviso, lasciando il passo all’amore.

D. Come ti sei preparato?

R. Inizialmente sono andato in giro per Roma con Francesco, il ragazzo in carrozzina che io interpretavo e alla cui vicenda è ispirata la sceneggiatura: osservavo e notavo tutto con attenzione.
Poi, per un mese e mezzo, ho vissuto io in carrozzina, ho imparato a fare tutto, o quasi, ciò che una persona con disabilità fa. Giocavo a basket, tiravo con l’arco, facevo ginnastica con gli altri ragazzi ospiti del centro; ho vissuto con loro senza soluzione di continuità. Sono stato felice quando questa pellicola ha varcato le frontiere d’Oltralpe, partecipando a festival internazionali. Però, la cosa bella e che differenzia questo film da quasi tutti gli altri è stato il bellissimo rapporto che è nato con Francesco, con cui c’è da dieci anni un’ amicizia profonda, stretta. Cosa preziosa già di per sé e rara, tanto più se nata su un set.
Solitamente i rapporti umani che si intrecciano in occasione dei film nascono e muoiono con lo stesso; quella volta, non è stato così.

D. Come ti rapporti alla disabilità nella vita quotidiana?

R. E’ proprio con Francesco che riesco a osservare e conoscere i mille problemi che la disabilità comporta, anche e soprattutto per colpa di strutture latitanti, mancanza di informazione, di sostegno. Le barriere architettoniche, in primo luogo; se ne parla da anni, ma diminuiscono con lentezza atavica, assolutamente inadeguata. C’era una battuta di un personaggio noto che diceva “ l’unico posto dove può vivere un disabile è Los Angeles” e purtroppo è abbastanza vera perché lì, ma solo lì (questo è il problema!) c’è la piena accessibilità di strutture pubbliche e private, negozi, ristoranti. Conosco bene questa città americana e ho constatato tutto ciò miriadi di volte. Nelle città italiane, invece, l’accessibilità è un’eccezione e, giocoforza, si è costretti a frequentare sempre gli stessi ristoranti, cinema, spiagge.

Dionisi in posa
Uno scatto in posa

D. Cosa si potrebbe fare a tuo avviso?

R. Innanzitutto ci vorrebbe vera assistenza, nel senso migliore di questo termine, per chi ha una disabilità. Lo stato, le strutture private, quelle lavorative, la società civile dovrebbero porre in essere come dire degli aiuti, dei contrafforti per chi vive un problema, un disagio. Invece mi capita continuamente di notare che ci sono mille gap. C’è solo la famiglia, a far scudo e sostegno a chi ha un problema.
Un esempio concreto? Le automobili con il cambio modificato…mica ci vuole poco tempo per averne una. E se poi ti viene rubata, trascorre un bel po’ di tempo fino a che ne hai un’altra; nel frattempo rimani a terra, con tutto ciò che questo significa per chi ha una disabilità…a tutti può capitare che ci venga rubata l’auto, ma se si è disabili appunto, il disagio è ben maggiore! Io, per esempio, potrei utilizzare mezzi pubblici, affittare un’auto sostitutiva, usare un motorino. Chi vive in carrozzina quasi certamente no. L’utilizzo dei mezzi pubblici per chi è disabile, poi, mi risulta sia un’avventura, una gimcana tra mille problemi…
Invece di neutralizzare almeno una parte dei problemi che chi ha una disabilità ha, in realtà, se ne aggiungono mille altri.
E su tutto ciò c’è disinformazione pazzesca.

D. Come viene trattata la disabilità in televisione? Se ne parla nel modo giusto?

R. No, assolutamente, lo dicevo poc’anzi. Quando non sono sul set di un film, vedo tanta tv, telegiornali, dossier, eppure conosco i problemi per così dire spiccioli quotidiani, della disabilità proprio per questa mia amicizia, non certo per merito dei mass media. Di disabilità e di temi sociali se ne parla poco e male, nel senso che si tende spesso alla spettacolarizzazione o a dar spazio al caso eccezionale.
Manca di certo la quotidianità, la normalità di queste situazioni. Non ho mai visto un programma o un servizio nel quale si dicesse come fare ad ottenere sgravi fiscali o dove e in quale misura si ha diritto a fare fisioterapia, riabilitazione, per esempio.
Puoi conoscere questa realtà solo e unicamente se vivi queste situazioni o hai un amico o un familiare che le vive, non certo perché in tv o sui giornali passano queste notizie.
E poi mi viene in mente la giornata del disabile che certo esiste; potrebbe e dovrebbe essere una giornata di cui si parla davvero e in maniera massiccia dei tanti problemi; un’ occasione per fare un po’ di bilanci e dare impulso ad iniziative, attività e invece passa via come un soffio per i mass media.


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